L’Inquadratura

Tra le domande poste più frequentemente da chi si avvicina per la prima volta alla fotografia, ci sono quelle sull’inquadratura.

Un premessa importante: ci sono due fattori che permettono di ottenere buone foto, quello tecnico, composto da un’insieme di regole alla portata di tutti, e quello soggettivo, legato alla visione personale, il buon gusto, la capacità di vedere in senso fotografico, capire quali sono gli elementi da includere e quelli da scartare, e via dicendo, per acquisire questa capacità ci vuole esperienza, e quindi tempo.

Quando ci troviamo di fronte ad un bel paesaggio, il nostro occhio tende a spaziare a tale vista; ogni particolare contribuisce a formare il totale di ciò che vediamo ed il cervello elabora le informazioni in tal senso, se ci si guarda intorno, è come se il cervello unisse tanti scatti (ossia le nostre occhiate) in un’unica visione panoramica.
Inoltre la nostra vista è binoculare e ci permette istintivamente di percepire la profondità e la tridimensionalità di ciò che osserviamo.
La fotocamera, invece, non è così versatile, ha una visione monoculare, e registra ciò che le fai inquadrare senza interpretarlo come fa la nostra mente, cosa può comportare questo fatto?
Può comportare, ad esempio,  che quando in una inquadratura ci sono molti oggetti uguali come tono o colore, (per es. molta vegetazione, molti alberi, quindi molto verde) può manifestarsi un appiattimento generale dell’immagine.
Oppure potremmo inserire nell’inquadratura troppi elementi, anche se di colore e tono diversi, e ottenere un’immagine confusionaria e caotica, priva di equilibrio, di un punto di interesse, e che dopo un po’ può creare addirittura fastidio e disorientamento all’osservatore.
Come rimediare? Ci sono diversi modi.

  • Scegliere le ore adatte, che nel caso del paesaggio sono mattina presto e tardo pomeriggio, in queste ore il sole basso sull’orizzonte, crea ombre molto lunghe di ogni oggetto presente nella scena, aumentando la sensazione di tridimensionalità.
  • Inserire nell’inquadratura un elemento che funga da punto di interesse, uno stelo d’erba, una strada, un ramo, e fare in modo che sia coerente col resto dell’inquadratura, l’osservatore deve capire che questo elemento è stato incluso volontariamente e non si trova lì per caso o per errore, evitare in linea di massima, che questi elementi guidino l’occhio dell’osservatore fuori dalla foto, semmai al contrario lo accompagnino verso l’interno, occorre ricordare che chi osserva la nostra foto, non sa cosa avevamo in mente quando abbiamo scattato, cosa ci ha attratto e colpito, e questo è proprio ciò che dovremo cercare di comunicare.
  • Curare la profondità di campo, chiudendo opportunamente il diaframma.
  • Non includere troppi elementi nell’inquadratura, quando ammiriamo un bel paesaggio tutti abbiamo questa tentazione, ma per i motivi descritti all’inizio, in foto l’effetto non è lo stesso che dal vivo, è meglio avere un’immagine con meno elementi, ma che sono in equilibrio tra loro, che una che ne contiene molti ma appare caotica e senza un centro di interesse.
  • La regola dei terzi: è una delle basi per ogni paesaggista, consiste nel dividere l’inquadratura in due linee orizzontali e due verticali, su queste linee va posto l’orizzonte, che quindi non dovrà trovarsi al centro dell’immagine.

      Invece in corrispondenza dei punti di intersezione di queste linee, si possono posizionare eventuali elementi di interesse, come ad esempio un albero, questa regola aiuta anche ad evitare gli orizzonti storti, oggi poi, molte fotocamere permettono l’attivazione di una griglia nel mirino, una funzione molto utile per avere dei punti di riferimento sicuri sui quali fare l’allineamento.

  • Camminare e spostarsi alla ricerca del punto più adatto all’inquadratura, non affidarsi troppo all’apparente versatilità degli zoom, se fosse così determinante potremmo sederci su una sdraio all’aperto e fare da lì tutte le foto che vogliamo, ma ovviamente nessuno è mai riuscito a fare buone foto in questo modo.
  • Sperimentare diverse focali, il grandangolo non è l’unico obiettivo per i paesaggi, uno standard ed un medio tele possono aiutare, per esempio, a restringere l’inquadratura, eliminando elementi di disturbo.
  • Quando una generosa porzione di cielo appare nell’inquadratura, sarebbe bene che esso non sia troppo uniforme, un cielo con nuvole è preferibile in questo caso, perché è meno monotono, le nubi poi possono essere dei preziosi alleati per esprimere forti sensazioni in una foto,  per esempio un cielo plumbeo, con nubi basse e scure conferirà un tono molto drammatico, un cielo con le classiche nubi bianche e gonfie evocherà una bella giornata estiva.
  • La natura a volte ci offre inaspettate simmetrie, file di alberi, colline che si susseguono su piani adiacenti, sfruttiamo queste simmetrie esaltandole con l’uso della focale più adatta.

Si può iniziare con queste poche e semplici regole, e sicuramente si noterà subito un miglioramento nelle proprie immagini, poi con l’esperienza ed il tempo, si potranno cercare soluzioni più evolute, è possibile anche trasgredirle, per ottenere particolari effetti creativi, ma per farlo con cognizione di causa ed ottenere buoni risultati, è importante che prima tali regole siano ben assimilate.

Esempi Commentati.
Dopo tanta teoria, vediamo qualche esempio pratico che rimandi direttamente alle nozioni appena esposte possa essere utile.
Ho scaricato da internet foto di vari autori, che reputo pertinenti all’argomento, si può notare come alcune di queste immagini, fanno della semplicità, il loro punto di forza:

1. In questa immagine si trovano molti degli elementi di cui si è parlato, l’orizzonte è leggermente più in alto del centro, la barca funge da punto di interesse ed il suo orientamento guida l’osservatore verso l’interno della foto, il cielo ricco di nubi appare molto suggestivo e per niente monotono, e le fronde in alto a destra spezzano la parte alta dell’immagine rendendola ancora più movimentata e dinamica.

2. Una distesa di spighe crea un interessante monocromatismo spezzato dal colore del papavero che funge anche da punto di interesse.

3. Qui l’orizzonte è posizionato in alto, il ramo funge da elemento di interesse, spezzando l’uniformità dell’acqua e guida l’occhio verso l’interno dell’immagine.

4. Il sole basso all’orizzonte crea lunghe ombre accentuando la tridimensionalità della scena, il cielo plumbeo conferisce drammaticità, evocando la sensazione di un temporale in arrivo ed accordandosi perfettamente con il vento che spazza la vegetazione.

5. Uso di un teleobiettivo per isolare un elemento specifico, in questo caso l’uso di un diaframma aperto, ha ridotto la profondità di campo, sfocando lo sfondo che avrebbe distratto l’osservatore dal soggetto in primo piano, anche qui abbiamo la luce bassa e radente del tramonto.

6. Anche in questo caso orizzonte basso per la regola dei terzi, fiume che guida l’osservatore all’interno della foto e delle gradevolissime e paffute nuvolette. – Immaginate come sarebbe stato diverso il cielo se fosse stato completamente privo di nubi, avreste avuto due terzi della foto di un uniforme e monotono azzurro, senza la percezione della profondità.

7. In questa foto è evidente la ricerca della simmetria e la sua esaltazione grazie all’inquadratura verticale, oltre alla simmetria degli elementi della scena, ossia glia alberi, se ne può apprezzare anche una cromatica, ossia l’alternanza regolare tra il bianco degli alberi, e il verde del terreno e del fogliame che costituisce la volta delle piante.

8. Due punti di interesse, il sole e la spiga, spezzano l’uniformità del cielo, l’orizzonte è stato posto molto in basso, e volendo ottenere uno scatto ancor più minimalista, poteva essere escluso del tutto, inclinando un po’ più verso l’alto la fotocamera.


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